Guido Compagna, Quando eravamo liberali e socialisti, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2020 euro 18’00

guido compagna

Se ci fosse bisogno di un’ulteriore prova che i generi letterari sono costruzioni astratte, il libro di Guido Compagna, Quando eravamo liberali e socialisti, sarebbe una prova inconfutabile. E’ un libro di ricordi legati all’esperienza politica che si intrecciano a quelli famigliari. E non poteva essere altrimenti perché Compagna è figlio di Francesco, fra i maggiori rappresentanti della sinistra liberale e repubblicana di origine crociana. Ma è anche un libro di analisi politica, di considerazioni storiche che si proiettano nella contemporaneità. Un saggio che è anche un po’ un racconto e che del racconto conserva l’amabilità, la godibilità se così si può dire. Il giovane Guido pur mangiando, come scrive, pane e politica in una famiglia di origine liberale e seguendo l’attività politica quotidiana del padre, si iscrive alla sezione del partito socialista dove inizia una militanza che durerà molti anni. Militanza politica interrotta dopo il fallimento dell’unificazione socialista  per lasciar posto ad una militanza di carattere culturale ed ideale mai affievolita. Negli anni Compagna ha seguito la vita politica e sociale del Paese da osservatori privilegiati, a cominciare dalla collaborazione a “Nord e Sud”, (la prestigiosa rivista diretta da Francesco Compagna erede, per tanti aspetti, de “Il Mondo” di Mario Pannunzio), a “La Voce repubblicana” organo del Pri e, in seguito, al “Sole 24ore”.

Guido Compagna ci restituisce un clima politico e culturale di un’Italia di minoranza, fondata su una cultura politica che pur non riuscendo a diventare senso comune animava il buon senso di una parte fondamentale delle classi dirigenti del Paese. Il liberalismo di Croce declinato, se così possiamo esprimerci, in senso spiccatamente democratico in un continuo confronto con il socialismo liberale. Compagna si sofferma con pagine interessanti e intricanti sulla svolta avvenuta con il Sessantotto. Io, che ho qualche anno in meno, ricordo soprattutto gli anni successivi a quella fatidica data. Gli anni nei quali Alfredo Parente, il vecchio collaboratore di Croce e direttore della “Rivista di studi crociani” e il filosofo liberale Raffaello Franchini ci indicavano Nord e Sud come la rivista combattente, quasi un samisdat, che difendeva il liberalismo storicista con vigore e coraggio, incurante dell’isolamento psicologico e politico che la mia generazione aveva, in parte inconsapevolmente, generato.

Come per il giovane Guido Compagna anche per me quella rivista segnò la formazione eticopolitica oltre che culturale. Il libro di Compagna ricostruisce un quadro, attraverso ricordi personali e testimonianze dirette di uomini e donne che hanno segnato un’epoca, una continuità nella difesa dei principii di una civiltà democratica liberale e socialista riformista, nella lotta alla destra laurina o clericale, nella lotta a quello che Francesco Compagna definì con arguzia ed ironia, la sinistra sociologica che avrebbe scardinato la cultura italiana più solida e originale danneggiando la stessa sinistra politica.

Il titolo del volume, quando eravamo liberali e socialisti, può dare il senso di una sorta di rassegnazione di fronte alla barbarie ritornata della politica populista e arruffona dei nostri giorni. Non è così. Compagna non solo non si è arreso ma, in certo qual modo, con questo libro di ricordi si è elegantemente vendicato del presente e ha posto le basi per un nuovo impegno. Il libro si chiude, infatti, con un’esortazione a ritornare alla politica vera, alla politica dei partiti indispensabile in una democrazia liberale. Compagna indica anche una strada politica da percorrere, quella di costruire un centro sinistra su basi solidamente socialdemocratiche, sia pure rinnovate nei contenuti e nei modi. Ovviamente su quest’ultima posizione si possono avere pareri diversi, ma ritengo che nessuno avrà da ridire sulla necessità di ricostruire una civiltà politica di cui non solo l’Italia ha urgente necessità. Compagna intravede qualche segno di risveglio. L’epidemia che ha colpito il mondo accelererà il moto della storia. Nessuno può prevedere in che senso ma tutti dovremmo impegnarci affinché questa immane tragedia che ci ha devastato possa tramutarsi in una nuova opportunità. Il libro di Compagna ci lascia ben sperare.

Ernesto Paolozzi

Dalla Rivista di Studi “Libro Aperto”, Numero 102, luglio – settembre 2020