Pubblicato il carteggio tra Croce e il giurista napoletano Arangio-Ruiz .
Un notevole contributo alla comprensione del ruolo di Benedetto Croce nella ricostruzione del Paese dopo la tragedia del regime fascista e della seconda guerra mondiale, ci viene dalla pubblicazione del Carteggio Croce- Arangio-Ruiz (edito da Il Mulino) ottimamente curato da Valerio Massimo Minale e con una illuminante Postfazione del giurista Luigi Labruna profondo conoscitore dell’opera di Arangio-Ruiz.
Se ne discuterà mercoledì alle 16 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici in via Benedetto Croce 12. Interverranno col Presedente Natalino Irti, Massimo Brutti, Luigi Capogrossi Colognesi e Andrea Di Porto.
Vincenzo Arangio-Ruiz fu un eminente studioso di diritto romano, Ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo di Unità nazionale e ministro dell’educazione nel secondo governo Bonomi e nel governo Parri. Fu fra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Croce. Da allora strinse un forte rapporto di stima e di amicizia con il grande filosofo liberale costante punto di riferimento negli anni del fascismo, della resistenza e della ricostruzione dell’Italia libera. Arangio-Ruiz, infatti, prese parte attiva nei mesi che precedettero la liberazione di Napoli con l’insurrezione delle Quattro giornate e fu Presidente del Comitato di liberazione nazionale di quella città.
Nel delicato ruolo di Ministro di Grazia e Giustizia il giurista napoletano mostrò grande fermezza e grande equilibrio come nel caso spinoso delle epurazioni, trattò temi delicati come quello del tesseramento a partiti dei magistrati e si oppose, invano, alla pena di morte.
Negli anni successivi aderì al Partito liberale italiano al quale non fece mai mancare il suo contributo di riflessione politica, la sua competenza di giurista pur non partecipando sempre attivamente alla vita politica in senso stretto. Non smise mai, infatti, di occuparsi di cultura non solo nel solco degli studi giuridici ma anche in quello più vasto degli studi umanistici.
In risposta alle condoglianze di Benedetto Croce per la morte del fratello Vladimiro, Arangio- Ruiz scrive dall’Egitto al filosofo che morirà solo qualche giorno dopo una lettera che vale la pena di leggere per intero:
“Dalla mia famiglia apprendo che, nell’occasione della morte del mio povero fratello Vladimiro, avete avuto la bontà di mandarmi un telegramma. Ve ne sono infinitamente grato. Voi conoscevate mio fratello, e sapevate che uomo fosse: schivo, di poca scrittura, ma divorato da una grande passione per la verità e per la bellezza, passione che si comunicava a quanti lo avvicinavano. E con intensità anche maggiore da quando la malattia del corpo sembrava affinargli lo spirito, e portarlo sempre più in alto. Cosi voi potete comprendere quanto mi sia preziosa la Vostra partecipazione al compianto di quelli che meglio lo conobbero. Grazie ancora. Ora leggo nei giornali di qui che siete influenzato, e la notizia mi rattrista molto: la Provvidenza Vi preservi, Maestro, agli studi e all’Italia!”
E’ una testimonianza semplice e toccante che mostra quanto sia stata importante la presenza di Croce sulla scena politica oltre che culturale dell’Italia e della nostra città. A questo proposito si dovrebbe indagare con molta più serietà e rigore il ruolo svolto dai liberaldemocratici nella resistenza al fascismo e nella ricostruzione dell’Italia. Fra i tanti improbabili revisionismi, fra tante riabilitazioni opportunistiche sarebbe il caso che giovani ricercatori mettessero in luce quest’aspetto poco conosciuto della storia del nostro paese come ha fatto brillantemente, mi piace ricordarlo, Gerardo Nicolosi nel recente volume, “Risorgimento liberale”. Il giornale del nuovo liberalismo. Dalla caduta del Fascismo alla Repubblica. (Rubbettino)
Vorrei anche ricordare l’uscita del volume, Indice dei nomi, ( fuori commercio) col quale si completa l’edizione dei Taccuini di lavoro di Benedetto Croce. Uno strumento offerto da Marta Herling con la preziosa collaborazione di Cinzia Cassani, Cristina Farneti e Teresa Leo che si rivelerà utilissimo per chi consulterà i sei volumi che compongono l’intera opera.
Ernesto Paolozzi
Lo scritto è pubblicato dalla rivista “Libro Aperto”, Numero 72, gennaio – marzo 2013