Quando spunta Croce a Buenos Aires.
“Croce e il nuovo mondo. Un pensiero transnazionale nell’orizzonte della contemporaneità” è il suggestivo titolo di un convegno di studi organizzato dall’Università Suor Orsola Benincasa. Ospite del convegno sarà Ana Jaramillo, autrice del volume “Nuestra America”, in gran parte dedicato al filosofo italiano.
La Jaramillo è rettore dell’Università di Lanùs di Buenos Aires e da anni è impegnata nella ricostruzione della storia politica e culturale argentina e sudamericana in generale. Non si tratta di una lettura puramente accademica del grande filosofo. Nemmeno una ricostruzione della notevole influenza (basterebbe pensare allo scrittore Jorge Luis Borges) che Croce esercitò sulla cultura argentina. Ana Jaramillo, infatti, colloca l’interpretazione del filosofo italiano all’interno di una rivisitazione del pensiero sudamericano nella prospettiva di configurare, per così dire, una nuova patria argentina, un nuovo orizzonte per il pensiero sudamericano.
È indubitabile – se si pensa allo stato del dibattito italiano e, in gran parte, europeo – che in Sud America, come è già avvenuto in questi anni per la letteratura, si respirano una vivacità, una creatività, una freschezza che dalle nostre parti sono sopite, da almeno un trentennio. Il vecchio continente, e l’Occidente in genere, sembrano aver abdicato al loro ruolo di orientamento, se non di guida, del pensiero mondiale. Basti pensare alle stucchevoli polemiche sul postmoderno o, negli Stati Uniti d’America, alla desertificazione lasciata dall’esaurimento della cosiddetta filosofia analitica.
Croce è riconsiderato dalla Jaramillo nella prospettiva di una valutazione del liberalismo inteso in senso storicistico, ossia non vincolato ad alcune specifiche dottrine politiche o a un unico modello di sviluppo economico.
Si recupera l’idea che la storia sia storia della libertà interpretata come eterna lotta fra il valore e il disvalore, lotta nella quale non vi è mai un vincitore definitivo perché sempre nuove minacce insidieranno i progressi raggiunti e sempre nuove esigenze di libertà muoveranno l’azione e il pensiero degli uomini, finché la storia non avrà fine. Da qui, ancora, la rivalutazione della critica crociana alle filosofie della storia, alle storie teleologiche di matrice hegeliana e, in parte, marxista.
Uno storicismo così inteso, affidato essenzialmente al concreto giudizio storico, che nasce da un’esigenza pratica ma, al tempo stesso, orienta l’azione (il sottotitolo del volume della Jaramillo recita infatti “Pensiero e azione”) si colloca, potremmo dire, prima e dopo il postmoderno: prima perché ne anticipa evidentemente la dimensione pluralista e antidogmatica; dopo perché recupera il senso della verità storica sottraendola alla deriva scettica e relativistica, se non sofistica, di matrice postmodernista.
Ma questi sono i nostri problemi più che non quelli della studiosa argentina la quale, semmai, ci aiuta a ripensarli in una prospettiva diversa, meno scolastica e più fresca e vitale.
La Jaramillo infatti mette in circolo il pensiero di Croce nel confronto con altri pensatori sudamericani, fra i quali quello del filosofo messicano Josè Vasconcelos. La prospettiva, sembra di intuire, è quella di costruire, fra il marxismo e il liberalismo economico, una dimensione politica nuova che non sia, come quella generalmente indicata in Europa, quella della socialdemocrazia. Non una terza via, ma un altro itinerario.
Un nuovo orizzonte entro il quale si possano coniugare le ragioni delle comunità, delle storie particolari, con l’universalità dei diritti, della libertà. In questa nuova prospettiva viene letto anche il peronismo, inteso come un momento, uno snodo ineludibile, della particolare storia politica argentina, dilaniata dalle dittature militari e dalle velleitarie suggestioni rivoluzionarie ma oggi, forse, impegnata a costruire un nuovo sentimento comunitario e sociale. Temi da approfondire, naturalmente, che ci spingono a considerare che, se da un lato le storie culturali dei continenti sembrano allontanarsi sulla strada di destini diversi pur nella globalizzazione dei mercati, dall’altro si ritrovano attorno ai nuclei centrali del pensiero contemporaneo. E non solo.
Perché la Jaramillo, infatti, studia l’influenza dell’emigrazione napoletana nel mar de Plata e la diffusione del pensiero di Giambattista Vico. D’altro canto il legame fra Napoli e l’Argentina è antico e radicato, un legame culturale ma anche umano nel senso più semplice e spontaneo del termine.
Di questo nuovo orizzonte si discuterà alle 17 alla Sala degli Angeli con Piero Craveri, Corrado Ocone, Antonello Petrillo e Lucio d’Alessandro, rettore di Suor Orsola che inaugura un partenariato con l’Università argentina di Lanùs, nel solco di quel confronto e di quello scambio culturali fra realtà diverse che solo può favorire la crescita di un nuovo umanesimo di cui il mondo globalizzato sembra avere più che mai bisogno.
Ernesto Paolozzi
Da “La Repubblica – Napoli” del 26 settembre 2012 Repubblica archivio