Destra e sinistra collaborate per il Sud: i rischi della devolution
La Regione Campania, a mio avviso giustamente e opportunamente, si sta preparando ad affrontare i rischi della cosiddetta devolution organizzando concrete proposte di modifica sul tema della fiscalità e su quello, non meno scottante, della sanità. Lo fa, come è giusto che sia, con toni fermi ma pacati perché parla con la voce del soggetto istituzionale.
Intanto i segnali che vengono dal dibattito nazionale sono, invece, contrari ed inquietanti. E’ evidente che all’interno del governo la Lega Nord stia vivendo un momento difficile, per cui su vari fronti, appena può, apre più che una guerra una sorta di guerriglia istituzionale, politica e perfino psicologica.
Il caso più emblematico è stato quello dello spostamento di RAI due a Milano, che ha provocato addirittura le dimissioni del Presidente della RAI e la nomina di un Consiglio che sembrerebbe più “spostato” a sinistra o, quantomeno, meno prono ai desideri del governo. Sembrerebbe che questa battaglia sia stata persa da Bossi il quale, però, non ha esitato ad aprire un nuovo fronte, quello del Friuli Venezia Giulia, in cui sembra invece avere la meglio con l’indicazione del candidato Presidente regionale leghista, soluzione che ha provocato addirittura le dimissioni dell’intero gruppo dirigente di Forza Italia.
Lo stato di tensione è alto, se si pensa che perfino sulla morte di Alberto Sordi alcuni settori della Lega hanno avvertito l’esigenza di prendere le distanze dal sia pure forse esagerato cordoglio nazionale.
I dati politici fondamentali mi sembrano due. Innanzitutto la Lega non ha intenzione di omologarsi come forza di mera gestione del potere. E, per conservare la sua identità, accentua la sua politica antimeridionalista che per un periodo aveva parzialmente accantonato. In secondo luogo, fra le forze di governo si è aperta una competizione che va al di là della fisiologica dialettica, ma impegna visioni diverse e strategie politiche talvolta opposte. Insomma, si alza il livello dello scontro fra le componenti cattoliche, Alleanza nazionale e i leghisti, con Forza Italia a cercare di mediare fin dove è possibile.
Fra breve lo scontro si aprirà alla Camera dei deputati, allorché verrà posta in discussione nell’aula la riforma della Costituzione, fortemente marcata dalla Lega, che passa sotto il comune nome di devolution. Le forze politiche di opposizione non potranno che svolgere il loro ruolo, e i rappresentanti del Mezzogiorno d’ Italia dovranno forse, io spero, alzare ancor più il tono. Ma ci permetteremmo di dire che anche i partiti ed i parlamentari del centrodestra, e soprattutto quelli dei partiti storicamente legati al concetto di nazione, dovrebbero far sentire forte la loro voce, e sarebbe quantomeno imbarazzante che difensori delle regioni del Sud dovessero farsi gli emiliani Fini e Casini. E chissà se non sarebbe ancor più utile per tutti noi che le forze politiche del centrosinistra, con pacatezza, chiedessero al centrodestra di aprire una comune discussione su questo fondamentale tema su cui si gioca il destino di più di venti milioni di cittadini italiani abitanti nel Meridione.
Sarebbe un segno di civiltà che, tra l’altro, contribuirebbe non solo a difendere le nostre ragioni, ma anche a riavvicinare i cittadini troppo disillusi dalla politica. Nessun fronte del Sud, ma certamente una responsabile e moralmente necessaria collaborazione in difesa dei diritti comuni, tutto sommato, allo stato attuale, dei più deboli rispetto alla prepotenza dei più forti.
Ernesto Paolozzi
Da “La Repubblica” del 30 marzo 2003