Gerardo Marotta: sempre in trincea per il pensiero.

“Immerso a pieno nella tematica del dibattito contemporaneo, Gerardo Marotta ha così, quasi senza parere, saputo promuovere, incitare, connettere, far conoscere nel concreto della vita napoletana e italiana quanto di più importante si muoveva nel pensiero d’oggi. Oltrepassando ostacoli e barriere d’ogni genere, l’uomo di buona volontà ha saputo far collaborare tutti gli uomini di buona volontà.”

Così Eugenio Garin nel 2002.

Le ultime parole, di origine cristiana, pronunciate dal laico Garin, danno forse il senso dell’opera svolta da Gerardo Marotta dall’ormai lontano 1975 fino ad oggi che si festeggia (sabato alle ore 12.30) il suo ottantesimo compleanno all’Istituto da lui fondato.

Ma, per evitare ogni accenno retorico, che sarebbe completamente estraneo alla personalità di combattente e di militante di Gerardo Marotta e all’opera svolta dell’Istituto italiano per gli Studi filosofici, che nasce sotto il segno della critica e della creatività, bisogna specificare cosa si intenda concretamente, in questo caso, per “uomo di buona volontà”.

Si allude, a nostro avviso, alla generosità di chi, ad un certo punto della vita, decide di affiancare al proprio lavoro e alla dimensione privata della propria esistenza, quella, pubblica e civile, di intellettuale e di promotore della cultura nel segno inequivocabile dei principii della libertà, della democrazia, della socialità.

Garin ricorda quanto l’influenza di Croce, oltre che degli intellettuali napoletani dell’Illuminismo, sia stata fondamentale nell’esperienza dell’Istituto di Marotta. E ciò perché si è sempre avuta la consapevolezza che la libertà non può esercitarsi se non si creino le condizioni perché essa possa affermarsi, e che la cultura filosofica non può nascere e svilupparsi se non in tali condizioni, così come la filosofia critica è indispensabile perché ancora quelle condizioni possano darsi.

E’ questo, a mio modo di vedere, l’elemento caratterizzante l’attività svolta da Marotta e dai suoi collaboratori, che fanno dell’Istituto un caso unico in Italia ed estremamente raro in tutto il mondo.

A Palazzo Serra di Cassano sono passati i più grandi studiosi di filosofia, e non solo di filosofia, della seconda metà del Novecento. Ognuno ha potuto parlare, con assoluta libertà, di tutto ciò di cui voleva parlare, senza timore di censura, senza riguardo per nessun tipo di potere.

Sin dal 1975, quando giovanissimo ascoltavo le prime conferenze che si tenevano a casa dell’avvocato Marotta in via Colascione, e noi studenti universitari finivamo seduti sulle scale accanto all’ascensore, avvertivo che là tirava un’aria diversa da quella delle tante istituzioni e accademie che, pure, svolgevano il loro ruolo di organizzazione dell’istruzione. Lì c’era qualcosa di più e di diverso. Ed era, appunto, quello spirito critico che rende l’istruzione cultura, lo studio ricerca, la dottrina impegno morale e civile. In questo, a mio avviso, quel crocianesimo di fondo che Garin individuava come elemento di identità specifica e originale nel panorama culturale ed europeo.

Il tema delle classi dirigenti è tema antico, tema sensibile per ogni società e, a maggior ragione in questi anni di crisi, per l’Italia e il suo Mezzogiorno.

Ci si è domandati donde abbiano origine, e quali debbano essere le loro caratteristiche. Ci si impegna a promuoverne la nascita e curarne la formazione. Quando la crisi che ci si trova davanti ha i tratti della pervasività e della irreversibilità, se ne individua la colpa nella mancanza di una classe dirigente degna del nome per ritrovarsi, infine, al punto di partenza.

Rimane misterioso il formarsi di un’autentica classe dirigente in un sistema politico non totalitario. Certo è che si contribuisce a crearla quando si creano istituzioni culturali autonome e libere come l’Istituto fondato da Gerardo Marotta. Perciò ritengo che l’augurio migliore che gli si possa fare per i suoi ottanta anni è quello che, ognuno con le proprie energie e come sa, possa contribuire a rafforzare quello strettissimo vincolo che l’Istituto italiano per gli Studi filosofici ha creato tra la cultura e l’agire etico-politico, premessa indispensabile per la crescita civile e per la nascita di una nuova classe dirigente degna del nome.

Ernesto Paolozzi

da “la Repubblica Napoli”, 10 novembre 2007                                                                                                                                Repubblica archivio