Herling e Geremek libertà grave senza dogmi

All’Istituto Italiano per gli Studi storici verrà ricordata, sabato 25 ottobre, la figura di Geremek, lo storico liberaldemocratico recentemente scomparso che si oppose sia al regime comunista polacco sia agli eccessi in senso contrario. Il tema della IV edizione di “Svoboda!”, promossa dai Comitati per le Libertà, (“Libertà!”, in lingua ceca), è dedicato al tema “La Polonia dal comunismo alla democrazia.”

Fra tanti falsi revisionismi, la Polonia dovrebbe essere oggi al centro della storiografia politica come dell’impegno politico in senso stretto delle classi dirigenti europee.

In questi giorni anche nel mondo della sinistra antagonista si compie una doverosa autocritica rispetto agli avvenimenti del 1968 e molti esponenti di rilievo ricordano come il movimento studentesco, infatuato da Mao, dimenticò la drammatica e strenua lotta per la libertà consumatasi nella tragedia dell’invasione di Praga. Ma anche la Polonia, che noi italiani abbiamo imparato a conoscere meglio, ma forse ancora troppo retoricamente, con l’avvento al Pontificato del Papa polacco Giovanni Paolo II, si colloca a pieno titolo nella geopolitica mondiale come un luogo fondamentale per la comprensione della lotta per la libertà contro tutti i totalitarismi. Una vita politica ancora travagliata, se si pensa che proprio negli ultimi tempi anche in quel paese il movimento europeista si era, per alcuni aspetti, bloccato, e sembrava che la storia potesse innestare la retromarcia e si rischiasse di perdere le ragioni profonde che avevano fatto della Polonia un paese simbolo per tutti gli europei.

Oggi sembra che il cammino sia ripreso, ed è perciò importante che nella nostra città si ricominci un discorso che non è mai stato interrotto e, pure, necessita di maggiori approfondimenti e di più larga diffusione e condivisione.
Accanto alla figura di Geremek, si colloca a pieno titolo quella del grande scrittore Gustaw Herling, al quale “Svoboda!” dedica una tavola rotonda in occasione della pubblicazione del suo ultimo racconto, L’età biblica e la morte. Herling, com’è noto, ha vissuto l’esperienza drammatica della dittatura nazista come di quella comunista. Il suo incontro con la cultura italiana, con l’antifascismo e il liberalismo di Ignazio Silone e di Benedetto Croce, rappresenta uno dei momenti alti ed originali della cultura europea, di quella felice contaminazione di esperienze e tradizioni che costituiscono l’antica e insieme nuova identità europea.

La biografia di Herling, catturato dai russi mentre fuggiva dal suo paese occupato dai nazisti e trovatosi poi a combattere in Italia per la libertà di quello che avrebbe eletto a suo paese di adozione, racchiude simbolicamente l’intero dramma di una generazione che preparava un futuro di libertà e democrazia di cui tutti noi dobbiamo cercare di essere all’altezza, ora che l’Occidente sembra implodere per consunzione dei suo stessi valori fondativi.

Il racconto che verrà presentato parla di morte, e si ispira al saggio crociano Soliloquio nel quale il vecchio filosofo sente di essere troppo filosofo per potersi abbandonare al sogno, profondamente umano, di una vita senza la morte. La vita operosa e generosamente combattiva di Gustaw Herling ci richiama alle conclusioni di quello scritto crociano, e ci sprona all’impegno: “Che la morte non ci colga in ozio stupido”.

Da “la Repubblica-Napoli” del 25 ottobre 2008

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