Il primato della Regione in tre leggi.
L’approvazione della legge sull’Università, promossa da Giuseppe Ossorio e Gino Nicolais, fortemente sostenuta da Bassolino e accolta dall’intero Consiglio regionale, ha una valenza, a mio modo di vedere, che va al di là del dato squisitamente tecnico o finanziario. E’ importante perché è la terza legge, assieme a quella sulla ricerca scientifica e quella sulla promozione culturale, leggi che assieme fanno sistema, che viene promulgata dalla nostra Regione collocandola al primo posto in Italia in questa materia. Ed è questo, in un momento di crisi dell’immagine della Campania dovuto alla recrudescenza della camorra, a fare notizia.
In secondo luogo va sottolineato che questo tipo di intervento, che non è direttamente legato allo sviluppo economico, ma è indispensabile perché un reale, non effimero, progresso si compia, va nel segno della moderna politica per il Mezzogiorno, che non può rincorrere il vecchio Welfare ma che nemmeno può arrendersi al declino prospettato dalle forze politiche “nordiste” che sognano un improbabile distacco delle regioni forti del Nord.
Ancora, c’è da rilevare la capacità che la Giunta guidata da Bassolino ha mostrato nel proporre una politica complessa, che riesce a mediare proficuamente fra le varie anime che ne costituiscono la ricchezza, da quella della sinistra radicale, attenta alla ridistribuzione del reddito, a quella repubblicana di ispirazione democratico-liberale, più sensibile a che vengano creati i presupposti della crescita economica, condizione necessaria per qualunque ridistribuzione .
E’ invece un peccato che il Consiglio regionale non sia riuscito ad approvare lo Statuto, che è come dire la Carta Costituzionale della Regione, strumento indispensabile per il suo funzionamento, per la sua piena modernizzazione. Non c’è riuscito per il legittimo, ma a mio avviso sterile, ostruzionismo dell’opposizione e per quello, credo invece, autolesionistico di alcune frange della maggioranza. Eppure l’approvazione unanime della legge sull’Università mostra come sarebbe stato possibile, a maggior ragione, trovare un accordo sulla legge fondamentale che deve regolare la politica istituzionale regionale. Su questi temi il ricorso all’ostruzionismo, a livello nazionale come a livello locale, sia pure sempre legittimo, sembra, quanto meno, un’arma da utilizzare solo in casi veramente eccezionali, quando ogni altra possibile soluzione costruttiva abbia mostrato la sua totale inefficacia.
Per quanto riguarda la maggioranza, la lezione da trarre è semplice: in una coalizione così larga come quella che da anni governa la Regione Campania, il momento della mediazione è essenziale e, alla lunga, porta a risultati positivi sia sul piano dell’amministrazione sia su quello dell’immagine che oggi, purtroppo, in politica vede aumentare di giorno in giorno il suo peso.
La Campania, infatti, e Napoli in particolare, si trovano di fronte a problemi sociali, morali ed economici gravissimi, amplificati, come sempre accade nella nostra città, da una letteratura di cui, temo, non ci libereremo tanto facilmente. Eppure gli ultimi sondaggi rivelavano che Bassolino continua ad essere il governatore più apprezzato dai cittadini. Qualche motivo dovrà pur esserci, e certamente non è solo quello da noi indicato in questo breve scritto. Ma è fuori di dubbio, a mio avviso, che la ricchezza della coalizione, che rappresenta tutte le sensibilità politiche e culturali del centrosinistra, non è fra gli aspetti meno rilevanti di questo successo.
Ce ne rendiamo conto tutti abbastanza facilmente se guardiamo agli avvenimenti della politica nazionale. Con l’ultimo rimpasto di governo Berlusconi ha cercato di offrire un’immagine di sostanziale unità della sua coalizione, unità giudicata, assieme al tema delle tasse, un punto essenziale per poter riprovare a vincere le elezioni.
Dall’altro lato il centrosinistra, che pure ha come sua potente alleata la realtà effettuale del paese che certamente non sembra premiare l’operato del governo, è in difficoltà perché non riesce ad esprimere un’immagine chiara e nitida, un’immagine che non sia banalmente semplificatoria, ma che faccia percepire chiaramente che si è in grado di costituire un’alternativa di governo fondata su una mediazione, una alta, storica mediazione, fra le tante sensibilità politiche che intendono ascriversi nell’alleanza democratica.
Ernesto Paolozzi
Da “La Repubblica” 7 dicembre 2004 Repubblica archivio